EQ Cafè -Connessione, il laboratorio dell’intelligenza emotiva

 

Mercoledì scorso ho partecipato al primo laboratorio, EQ Cafè-Connessione che si è tenuto a Napoli, EQ Cafè è un’attività di 6seconds, il network di esperti sull’intelligenza emotiva, che hanno il compito di diffonderla a livello globale.

Il laboratorio verteva su tre tematiche che reputo fondamentali e strettamente collegate tra di loro:

  • connessioni
  • intelligenza emotiva
  • gli obiettivi  globali per lo sviluppo sostenibile

La nostra docente Maria Iorio ha gestito il laboratorio dando voce ad ognuna delle nostre esperienze personali, consentendoci di connetterci l’un con l’altro e facendoci scoprire o riscoprire il potere delle connessioni.

Viviamo in una società in cui prevalgono le disconnessioni, siamo sempre più isolati nei nostri mondi, nei nostri piccoli microcosmi. In questo modo perdiamo tutti i benefici che derivano dalle connessioni, ovvero che ci fanno stare bene, in salute, che ci aiutano persino a raggiungere grande obiettivi  come quelli globali  per lo sviluppo sostenibile: povertà, istruzione, diseguaglianza, flora e fauna terrestre, flora e fauna acquatica, innovazione, parità di genere e via discorrendo.

In che modo quindi le connessioni e l’intelligenza emotiva possono aiutarci a raggiungere traguardi così impegnativi?  Ve lo svelo raccontandovi come si è articolato il laboratorio.

Ogni partecipante è stato chiamato ad esprimere le proprie emozioni rispetto al  raggiungimento di questi obiettivi per lo sviluppo sostenibile: in che modo si sentiva responsabile e quale poteva essere il suo contributo o, viceversa, quanto invece si sentiva impotente ed era consapevole di poter fare ben poco per risollevare la situazione.

Ad una seconda lettura del laboratorio a cui ho partecipato mi è venuto in mente Rotter e la sua distinzione delle persone in due tipologie di individui ideali, quelli con il locus of control interno e quelli con il locus of control esterno. Mi spiego meglio. Secondo Rotter il Locus of Control è il centro del comando, chi lo ha interno si sente responsabile ed è motivato e parte dal presupposto che le sue azioni possono portarlo a determinati risultati. Al contrario chi ha il locus of control esterno pensa che qualsiasi sua azione sia inutile in quanto il successo dipende da fattori esterni e non da lui. Ciò che mi ha sorpreso di più durante il laboratorio è riscontrare che la maggior parte dei partecipanti apparteneva alla categoria dei motivati.

Ed infatti quando siamo stati invitati a scegliere da uno a 4 obiettivi che più ci rappresentavano e poi a motivarne la scelta,  credo che il laboratorio abbia raggiunto il momento massimo di condivisione e connessione: ognuno di noi si è raccontato ed ho capito che dietro ad ogni obiettivo globale c’era un pezzo di vita impegnata a migliorare, nel proprio piccolo, quella determinata problematica.

Da che eravamo tanti tasselli sconosciuti ed isolati abbiamo iniziato a scoprire quanto temi così importanti che a volte si pensa siano al di fuori della portata del singolo, fossero in grado di connetterci. C’è chi condivideva l’hobby dell’orto attraverso il quale sosteneva uno stile di vita green, o chi era impegnato attivamente nel miglioramento dell’istruzione scolastica.

Ognuno di noi durante il laboratorio, con più o meno consapevolezza, ha connesso il proprio mondo, le proprie esperienze, con quello dell’altro. Credo sia questo il grande valore della connessione, la capacità di riconoscere il proprio impegno in quello dell’altro e di non sentirsi più soli nei propri sforzi. Ed è qui che entra in gioco l’intelligenza emotiva che è in grado di creare connessioni di valore con gli altri.

In che modo? Imparando a riconoscere le emozioni, le nostre e quelle altrui,  e a gestirle. Per retaggio culturale tendiamo a pensare che i problemi si risolvano razionalmente e fattivamente. Escludendo la componente emotiva ci priviamo della possibilità di accedere ad una serie di soluzioni che solo le emozioni possono indicarci. Se incominciamo ad allenarci con le emozioni, a riscoprire questa parte ancestrale di noi stessi, siamo sicuri di costruire una società basata su connessioni e non su persone chiuse nei loro piccoli mondi.  Connessioni grazie alle quali possiamo raggiungere grandi traguardi.